Pillole di Giurisprudenza / 19 Giugno 2025


A seguito della prima pubblicazione delle Pillole di Giurisprudenza del marzo 2025, continuo l’aggiornamento della giurisprudenza più recente, in forma succinta, per consentire alle lettrici ed ai lettori di tenersi aggiornati sul diritto di famiglia e, quindi, sulle relazioni quotidiane, tra coniugi, tra conviventi e con i figli.

Con ordinanza del 29 maggio 2025, la Cassazione ha affermato l’addio al mantenimento, se la moglie separata sta con uomo benestante che può garantirle un tenore di vita agiato occorre, ad avviso della Cassazione, che si presuma che le risorse economiche dalla coppia diventino anche di uso della compagna. Contrariamente, se la coppia non coabita, la prova dell’assistenza reciproca, morale e materiale, deve essere sottoposta ad un attento vaglio da parte del Giudice che deve applicare con rigore i principi vigenti in materia.
Tante donne che hanno lasciato il lavoro durante la vita matrimoniale, si ritrovano a chiedere l’assegno di divorzio, nella considerazione di essere legittimate alla richiesta perché hanno perso il lavoro a causa del marito.

Nelle controversie in sede di divorzio, una recente sentenza della Suprema Corte del 30 maggio 2025, n. 14459,  ha stabilito che la moglie non ha diritto all’assegno di divorzio, solo perché è stato il marito a dirle di smettere di lavorare.

Addebito si, addebito no, la Suprema Corte afferma o meno il diritto all’addebito, a seconda della molteplicità dei casi che di volta in volta vengono sottoposti al suo esame. Da ultimo, con sentenza n. 14358 del 29 maggio 2025, i Giudici di legittimità hanno escluso l’addebito della separazione in caso di tradimento, se la coppia sta già attraversando un periodo di crisi. Ovviamente, si deve trattare di una crisi duratura e che incide in maniera determinante sulla vita dei coniugi. Non certo una crisi passeggera e transitoria.

Avv. Simona Napolitani

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