
È sempre più frequente la richiesta, in sede di separazione, di “collocamento paritario alternato”, si tratta di una forma di affidamento dei figli che trascorrono il loro tempo in maniera quasi uguale presso ciascun genitore, eventualmente seguendo un calendario prestabilito. In pratica, i figli vivono con il padre e con la madre per periodi di tempo equivalenti, che possono essere settimane alternate, quindici giorni o un altro lasso di tempo concordato. Diverse le conseguenze qualora i Giudici recepiscano questa forma di collocamento.
Qualora madre e padre godano di redditi più o meno equivalenti, viene meno l’assegno di mantenimento per i figli: ciascun genitore provvede al mantenimento diretto della prole nel periodo in cui è collocata presso di se;
Viene meno il principio di assegnazione della casa familiare, in un’ottica di completa equiparazione di funzioni genitoriali. In mancanza di un collocamento prioritario del minore presso un genitore, il padre o la madre potranno prendere possesso della loro casa, presso la quale il figlio trascorrerà parte del suo tempo, con il genitore proprietario o titolare del contratto di affitto.
Ma qual è il rispetto del miglior interesse del figlio?
Il giudice valuta se questa soluzione è realmente a favore del bambino, garantendo il suo benessere e la sua stabilità.
È recentissima l’ordinanza della Suprema Corte n. 25403 del 16 ottobre 2025, che ha respinto il ricorso di un uomo che voleva rientrare in possesso della sua abitazione, assegnata alla sua ex compagna e alla sua piccola bambina.
I giudici hanno ritenuto che la minore di soli due anni avesse bisogno di stabilità, pertanto ha necessità di risiedere stabilmente presso la madre, con la quale ha sinora convissuto, pertanto, non rispetterebbe l’interesse della bambina, sradicarla dal suo abituale contesto abitativo.
Personalmente, aggiungo che, anche in età più avanzata, i figli hanno sempre necessità di stabilità e di creare il loro ambiente quotidiano con continuità e solidità, senza continui trasferimenti da una casa all’altra. Sono stati riscontrati fenomeni di incapacità di concentrazione o di iperattivismo in minori che si trasferiscono di continuo da una casa all’altra.
Avv. Simona Napolitani
