Riflessioni dopo l’8 marzo: ancora non c’e’ parita’

La separazione tra i coniugi mette in luce zone d’ombra nel rapporto tra i genitori, che, durante la convivenza, vengono assopite dalla routine e dalla tendenza delle donne “a lasciar correre”.

Voglio chiarire che questo non e’ uno scritto “contro”  la figura paterna, ma, anzi, sono riflessioni messe a disposizione di chi ne vuole usufruire per migliorare la vita ai genitori separati e, quindi, ai figli.

Purtroppo, quando la famiglia e’ unita ed e’ in piedi la convivenza tra i genitori , la donna e’ ancora quella che si fa carico dell’organizzazione della casa: i compiti di cura dei figli spettano alle madri, gli accompagnamenti dei figli (sport, medici, a casa degli amici) spettano alle madri, far fare i compiti ai figli spetta alle madri, la cura degli ascendenti anziani e spesso malati spetta alle mogli, fare la spesa spetta alle donne, la gestione della colf e/o della baby sitter spetta alle mogli.

Ovviamente, si parla in linee generali, per cui non e’ detto che non ci siano uomini dediti a tali attivita’, ma sicuramente lo sono in bassa percentuale. Anzi, esiste la “lenta avanzata dei padri accudenti”, così come vengono definiti da Chiara Saraceno, ma purtroppo si tratta di un fenomeno che purtroppo registra un basso riscontro sociale.

Quando ci si separa, le donne sono accusate di appropriarsi di privilegi, come quello di continuare a vivere nella casa coniugale o di avere un mantenimento. Spesso, gli uomini sono arrabbiati di subire uno spoglio da parte delle ex mogli.

Vero e’ che la separazione impoverisce, per cui tutti e due i coniugi subiscono un notevole calo del loro tenore di vita, oggi, spesso, non ce la si fa a rispettare le spese basilari.

Purtroppo, tale differenza di posizioni tra uomo e donna continua anche dopo la separazione, molti padri e/o mariti non pagano l’assegno di mantenimento o non rispettano i tempi di permanenza con i figli: questo perche’ manca quella sostanziale parita’ tra i coniugi e/o genitori. Se gli uomini fossero piu’ responsabili e responsabilizzati dei compiti di cura e di gestione durante il matrimonio, anche durante la separazione rispetterebbero maggiormente i loro doveri.

Recentemente, a fronte di un padre inadempiente rispetto al pagamento dell’assegno di mantenimento e ai tempi di permanenza con i suoi due figli, il Tribunale di Roma ha affermato che tra le gravi inadempienze previste dall’art. 709 ter cpc – norma che prevede la possibilita’ di condannare al risarcimento del danno il padre o la madre che viola i suoi doveri genitoriali – rientrano anche i doveri economici, in “ragione del fatto che il mantenimento materiale da parte del genitore obbligatovi moralmente e giuridicamente costituisce il presupposto essenziale per la crescita e lo sviluppo della personalita’ del minore; quindi la perdurante violazione da parte del genitore dell’obbligo di corrispondere il mantenimento e’ indice della sussistenza di una non volonta’ di far fronte ai suoi bisogni materiali, anteponendoli ai propri, ben potendo pertanto la protratta inadempienza incidere non solo sul piano strettamente materiale, impedendo loro di sfruttare al meglio le loro potenzialita’ formative, ma ancor piu’ sotto il profilo morale, essendo sintomatica della mancanza di sufficiente impegno e quindi di assoluta inidoneita’ a fornire il contributo necessario  a creare quel clima di serenita’ familiare indispensabile ad una crescita sana ed equilibrata della prole“.

Insomma, la violazione degli obblighi che provengono dalla separazione affonda le sue radici in un fattore culturale, che fa ritenere irrilevante la violazione di principi fondamentali di rispetto, di parita’ e di liberta’, sanciti anche dalla nostra Costituzione.

Se si fosse consapevoli di cio’ ci sarebbero differenti relazioni tra familiari durante la loro convivenza e sicuramente maggiore considerazione dell’altro durante la separazione.

 

Avv. Simona Napolitani – avvocatinapolitani@gmail.com

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