No alla terapia per mio figlio!!!

Quando la genitorialità non è buona, quando il padre e la madre non riescono a condividere decisioni comuni rispetto alla crescita ed all’ educazione dei loro figli, accade che si litiga – a volte anche per questioni di principio – su molte scelte da prendere nell’interesse dei minori.

Dallo sport alla salute alla scuola, ovviamente a discapito dei bambini che percepiscono ed assimilano tutto ciò che di buono o di cattivo proviene dalla relazione genitoriale.

Ed ecco che  il non riuscire ad esercitare un sano ruolo materno o paterno conduce spesso la famiglia in Tribunale. Certamente non è un successo per un genitore delegare l’Autorità Giudiziaria a decidere per proprio conto. Non è un successo per i genitori spogliarsi dalle proprie responsabilità, attribuendole ad un terzo che – per quanto competente – è un estraneo rispetto ai propri figli, alla propria vita, alla propria quotidianità, alle proprie relazioni più intime e più care.

Eppure è così, i genitori preferiscono, spesso, che sia il Giudice a decidere.

Di recente, il Tribunale di Roma è stato investito di una controversia tra una madre e un padre: lei riteneva necessario che il minore proseguisse la terapia psicologica, sospesa a causa della revoca del consenso da parte del padre e voleva iscrivere il figlio alla scuola privata.

In particolare, il Tribunale recependo la diagnosi  di depressione eseguita sul minore da parte di una struttura pubblica ha censurato e stigmatizzato i contegno del padre che sminuisce i problemi del figlio e in maniera ingiustificata e pretestuosa revoca il consenso per la terapia psicologica del figlio presso un centro accreditato.

Lo stesso Giudice si è espresso anche in merito alla scelta scolastica, affermando che “ la libertà di scelta dello studente e delle famiglie assurge a condizione imprescindibile per la realizzazione del valore del pieno sviluppo della persona umana sancito dall’art. 3 della Costituzione …Ciò posto, in difetto di differenti elementi di valutazione, deve ritenersi che l’insegnamento essenzialmente ed intrinsecamente liberale offerto dalla scuola statale sia quello da preferire in linea di massima e generale, alla luce del quadro normativo di riferimento ed in presenza di un contrasto tra i due genitori sul modello educativo culturale offerto dalla scuola privata.

Tuttavia, nel caso di specie ritiene il Collegio che sussistano plurimi elementi che inducono a ritenere più conforme all’interesse del minore e all’esigenza di salvaguardare il suo benessere psicofisico promuovendone lo sviluppo l’iscrizione dello stesso presso la scuola privata paritaria proposta dalla madre. La fragilità emotiva e relazionale del piccolo, la marcata quota d’ansia..l’umore depresso…inducono il Collegio a ritenere ragionevolmente e fondatamente più tutelante per il piccolo l’iscrizione presso la scuola privata, in grado di assicurare maggiore attenzione alle problematiche psicologiche dei minori, inseriti in un ambiente più ristretto e “protetto”…”.

Quanto riportato spero possa valere come esperienza per tanti altri genitori.

Simona Napolitani

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